Canne al vento è un romanzo di Grazia Deledda. Trama In un villaggio sardo, Galte, non lontano dalla foce del Cedrino, sulla costa tirrenica della Sardegna, vive la nobile famiglia Pintor: padre, madre e quattro figlie. Il padre, Don Zame, rappresentato come rosso e violento come il diavolo, è un uomo superbo e orgoglioso, ma anche prepotente e soprattutto geloso dell'onore della famiglia e ne protegge il prestigio e la nobile reputazione nel paese. Le donne, dedite ai lavori domestici, restano a casa. A questa condizione femminile si ribella solo Lia, la terza delle sue figlie, la quale trasgredendo le regole imposte dal genitore fugge sulla penisola per "prender parte alla festa della vita". Approda a Civitavecchia. Qui si sposa, ha un figlio e muore. Don Zame sembra impazzire per lo scandalo - "Un'ombra di morte gravò sulla casa: mai nel paese era accaduto uno scandalo eguale; mai una fanciulla nobile e beneducata come Lia era fuggita così." - Il padre mentre tenta di inseguire la figlia viene trovato misteriosamente morto sul ponte all'uscita dal paese. Il fatto criminoso resterà avvolto in una sorta di mistero: disgrazia o delitto? Questo è l'antefatto del romanzo che nella realtà narrativa viene rivelato con anacronie, nel corso della narrazione, la quale in verità comincia nel momento in cui viene annunciato l'arrivo di Giacinto, il figlio di Lia, in casa Pintor. Quando il romanzo ha inizio, le dame Pintor: Ruth, Ester e Noemi, assistono rassegnate al declino della loro giovinezza, abitano in una casa oramai cadente e sono rimaste proprietarie di un unico, piccolo podere appena sufficiente per il loro sostentamento. La vita delle Pintor scorre in una mestizia malinconica nella quale sfuma il loro orgoglio, che ha guizzi soprattutto in Noemi e meno nelle altre due più anziane, provate dalla rinuncia e dall'aggravarsi della miseria. Invano sono protette dalla dedizione del servo Efix (Efisio è un nome molto diffuso nel sud della Sardegna e si chiama così uno dei santi patroni della città di Cagliari), legato a loro, come il carnefice alla vittima, da un forte senso di colpa (infatti lui per favorire la fuga di Lia, per cui aveva una devozione appassionata molto simile all'amore, aveva accidentalmente ucciso il padrone). Egli sogna, con pazienza e devozione, il rifiorire della casa e della casata. Una speranza si accende con l'arrivo di Giacinto. Intorno vagano i personaggi minori, membri della comunità e del gruppo, solidali e partecipi con la loro pr